I TAPPETI CINESI
I tappeti cinesi hanno sempre costituito un problema per collezionisti ed esperti, e il loro studio sistematico si è sviluppato solo in epoca recente. I tappeti cinesi antichi, pur avendo legami con quelli che venivano annodati dalle popolazioni nomadi delle zone di confine, sono oggetti prestigiosi, destinati ai palazzi e all’aristocrazia, dove i disegni e gli ornamenti sono legati più al repertorio decorativo ufficiale che a quello popolare. Le raffinate composizioni ornamentali e le scelte cromatiche calibrate ne fanno oggetti particolari e preziosi.
Per quanto concerne i materiali, la struttura di trama e ordito è in cotone e ciò rende i tappeti molto compatti e resistenti, grazie a un’annodatura regolare che i pezzi interamente in lana non possono avere. Sulla robusta struttura, quindi, si serra un fitto vello in lana, tradizionalmente di filatura manuale e proveniente in larga parte dalle aree montane mongole o tibetane.
La tecnica di annodatura è quella del nodo asimmetrico di origine persiana non troppo fitto (nodo senneh) e con un vello rasato molto alto; le lane impiegate per il vello erano tinte con cura per ottenere raffinati effetti di colore. La sobrietà della gamma cromatica è soltanto apparente: i motivi sono messi in risalto non da effetti a contrasto ma da giochi di colore tono su tono. Primaria importanza hanno l’indaco e le tonalità di giallo ottenute da una quantità di essenze diverse.
Principalmente provenienti da Pechino, i tappeti cinesi antichi sono stati annodati alla fine del XIX secolo e sfoggiano la classica simbologia cinese con motivi di draghi, nuvole, arcobaleni, serpenti e farfalle, a cui più raramente si affiancano simboli più arcaici come giare e vasi. L’influenza occidentale ha portato però al diffondersi anche del carattere floreale, che ha segnato il delinearsi di uno stile più moderno ed europeo.
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